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Intervista alla Prof.ssa Paola Matarrese, Soprano

Compagnia dei Semplici

La Professoressa Paola Matarrese è uno degli esempi di eclettismo più straordinari del panorama musicale italiano. Le sue doti canoriche l’hanno vista protagonista già in età adolescenziale per aver partecipato al 19° Zecchino d’Oro., studia canto lirico e cameristico e pop-musical con L. Cottifogli, L. De Lisi, E. Battaglia, W. Matteuzzi, G. Banditelli, M. Andalò, E. D’Aleo e si diploma brillantemente in Canto pop, Canto Lirico, in Musica Vocale da Camera e Didattica della Musica. Si perfeziona all’Académie d’Eté di
Nizza e ai Corsi di Liederistica di Acquasparta. Vincitrice del Premio Piero Boni, per giovani cantanti lirici, protagonista di alcuni importanti allestimenti operistici (Il Barbiere di Siviglia, Così fan tutte, Le Nozze di Figaro, Didone ed Enea, Serva Padrona, Gianni
Schicchi), si è distinta nel panorama nazionale del Musical in Trouble in Tahiti di L.
Bernstein e nel ruolo di Grizabella in Cats di A. L. Webber. Grazie alla sua versatilità vocale nel repertorio lirico e moderno italiano è spesso invitata a cantare per la promozione della cultura italiana all’estero.

E’ Docente e Coach di Canto per i Corsi Base (Lirica e Popular) presso il Conservatorio di Rovigo e detiene la Cattedra di Canto pop presso la Nuova Scuola Comunale di Musica di Imola. Dal 2015 tiene Corsi di vocalità e
repertorio storico (dal ‘500 al ‘900), legati a percorsi di storia dell’arte presso l’Università Primo Levi di Bologna e Università Aperta di Imola.

Approfondisce da anni la sua competenza tecnico-vocale e fisiologica collaborando con il Prof. Franco Fussi in convegni e pubblicazioni. Nel campo della Liederistica e della canzone popolare d’autore ha tenuto centinaia di concerti in Italia e all’estero grazie ad un vastissimo repertorio, con frequenti incursioni nel teatro e nel camerismo contemporanei e numerose prime esecuzioni (C. De Pirro, A. Furgeri, L. Ronchetti, A. Tarabella, A. Melchiorre, R. Tagliamacco, P. Molino, L. Belloni).

Ha all’attivo la registrazione di vari CD (Fotogrammi – Film in Musica, La leggenda di Walt Disney, Nova Cantica, Dreaming, Requiem, Consonanze per ABEditore, MUSIC 4 a while_2013; dicembre 2014 cd “Ave Maria” per la San Felice Banca Popolare 1893). Nel 2014 è la voce del soprano della campagna pubblicitaria del gruppo Cantine 2 Ferrari scritta dal compositore Fabrizio Campanelli, autore tra i più noti di spot pubblicitari, tra i quali Calzedonia e Intimissimi. Nel 2015 -2016, selezionata come eccellenza artistico\canora emiliana, partecipa in qualità di soprano al Credem Road Show, spettacolo promosso e finanziato dall’Istituto Bancario Credem, con tappe in prestigiosi teatri, palazzi e ville italiane (Palazzo Corsini di Firenze, Palazzo Re Enzo di Bologna, Palazzo Ducale di Genova, Villa Contarini di Padova, Teatro Bibiena di Mantova).

L’ultima evoluzione concertistica è dedicata ad una commistione della vocalità e dei generi: nel 2012 nascono ”Music 4 a while” (repertorio dall’aria barocca, al jazz classico, fino al pop-rock) e L’universo di Faber – La sfera del tempo (contributo al cantautorato in chiave colta). Cura la direzione artistica del XII Festival di Musica da Camera di Bentivoglio (2008 – Bo); dal 2009 l’ideazione, la conduzione e la direzione artistica della rassegna musicale A passo di Musica per il Comune di Sasso Marconi (Bo) e del format Non solo note… con concerti e interviste a prestigiosi ospiti del panorama musicale e culturale (Mirella Freni) presso la Sala Falcone-Borsellino di Bologna; L’Ora delle Fantasie – Viaggio ideale nel mondo del melodramma- con il tenore Cristiano Cremonini, 2010, Teatro Castel Maggiore.

D. Professoressa Matarrese, quando ha capito o si è resa conto di questa sua
grande passione per il canto e la musica?

R. Direi da piccola. La mia passione per il canto si è manifestata già in tenera età,
esattamente avevo 5 anni, partecipando allo Zecchino d’Oro del 1976 con la canzone
“Enchete, Penchete, Puff, Tinè” e, successivamente, cantando per diversi anni nel Piccolo
Coro dell’Antoniano diretto da Mariele Ventre.

D. Professoressa quanto ha inciso sul suo futuro professionale l’esperienza del
Piccolo Coro dell’Antoniano?
R.
Il Piccolo Coro dell’Antoniano è un’istituzione in Italia e nel mondo e avere avuto la
possibilità di cantare per sette anni sotto la guida magistrale di Mariele Ventre, è stata per me un’esperienza gratificante e molto importante che abbia inciso fortemente sul mio futuro professionale. Mariele Ventre era una persona molto carismatica e il rapporto con lei era di affetto e di stima. Grazie al Piccolo Coro e Mariele Ventre ho frequentato sale di registrazione, studi televisivi e radiofonici, cantare al Teatro Comunale di Bologna, incontrare e cantare per Papa Wojtyla in tre diverse occasioni, è stata una esperienza importantissima. Tutte esperienze incredibili che segnano per sempre la vita di una bambina! In una di queste occasioni, Mariele mi disse “Paola tu con la tua voce puoi fare quello che vuoi”. Non è stato comunque facile dover scegliere un genere vocale specifico, tant’è che il mio punto d’arrivo è stato proprio non scegliere e abbracciare l’eclettismo del canto. E questo è quello che mi appartiene.

D. Professoressa come mai ha deciso di dedicarsi al canto lirico?
R
. Non sono io che ho deciso di dedicarmi al canto lirico ma la mia voce. Mi spiego
meglio. Quando decisi di intraprendere questo percorso avevo circa una ventina d’anni e la consapevolezza che il mio timbro vocale era più adatto al belcanto. Inoltre, si era sviluppato in me il forte desiderio di apprendere ed esercitare la massima evoluzione
interpretativa della voce, proprio attraverso il canto lirico. La potenza emotiva che ti arriva dal canto lirico non è paragonabile a nessun altro genere, in cui la voce è così sfidata per raggiungere vette nobili e canoro-spirituali. Grazie alla nostra lingua italiana abbiamo sviluppato che è assolutamente dedicata all’opera lirica alla lirica cantata in italiano parla del bel canto. noi abbiamo un qualcosa che unico un tesoro come se fosse l’opera di Caravaggio. Noi ce l’abbiamo nell’opera lirica in quello che sta in essa l’emozione e la forza che ha questo tipo di spettacolo nato in Italia sviluppatosi nei nostri teatri non esiste in nessun altro genere.

D. Professoressa lei è nota anche per aver promosso assieme ad altri artisti italiani
del bel canto, la musica italiana all’estero. Ritiene importante questo tipo di
contributo fuori dall’Italia?
R.
Per la verità sono gli stranieri che ci chiedono di portare il bel canto da loro. Quando un italiano canta un’opera nel mondo, è visto come quasi come un essere sovrannaturale, tanta è la bellezza, nel senso artistico più alto e più nobile del termine, di quello che porta con sé. All’estero siamo considerati come un popolo particolarmente fortunato grazie alla nostra lingua e al bel canto. Uno straniero che canta l’opera non ha lo stesso DNA vocale dell’italiano. Mi creda, all’estero il bel canto italiano piace moltissimo, oserei dire più che in Italia, perché è associato all’opera lirica. L’Italia è la culla del melodramma ma i giovani italiani sembrano non sapere che tanti anni fa i nostri autori costituivano l’avanguardia musicale mondiale. Invero, è triste notare come questo grande patrimonio culturale si stia lentamente dissolvendo e la scuola italiana non contribuisca a introdurlo almeno come materia di studio. In Italia abbiamo molti esempi importanti come Pavarotti, Bocelli, Il Volo, senza trascurare le voci legate alla melodia italiana e napoletana come quelle di Pausini, Al Bano, Gigi d’Alessio, eccetera.

D. Professoressa secondo lei è un problema legato ai cambi generazionali o ritiene
che l’Italia faccia poco per sostenere e valorizzare il nostro patrimonio artistico\culturale?
R
. La sua è una domanda molto interessante e mi fa piacere poterle rispondere, anche se sono convinta che a qualcuno la mia risposta potrà non piacere. Vede, io sono dell’avviso che in Italia non c’è la consapevolezza e il riconoscimento dell’artista, sia in termini culturali, sia in termini economici e contrattuali. Il nostro “mondo” è pieno di artisti bravi che non riescono a essere indipendenti economicamente e sono costretti a fare altri lavori per vivere e continuare a esercitare la loro passione artistica, qualunque essa sia. Spero che abbia capito che la mia delusione non è contro qualcuno ma contro una mancanza di cultura. Tutta la cultura italiana trasuda di genialità ed è circondata dal bello artistico, sia essa scrittura, arte figurativa, teatro, canto, cinema e ovviamente musica. L’arte, in tutte le sue espressioni, è una vera opportunità di crescita dell’anima.”

D. Professoressa quali sono le sue opere o romanze liriche più vicina al suo modo
di essere e di interpretarle?

R. La mia risposta è bere: Mozart e Puccini. Sono due grandi interpreti che pur agendo in due epoche diverse appartengono alla parola/frase cantata. Inoltre, trovo nelle loro opere un grande senso del carattere psicologico e teatrale dei personaggi. Le confesso che ho iniziato ad apprezzare anche Verdi; pur sentendovi una certa ripetitività nel trattare le soluzioni melodiche e armoniche, lo ritengo un grandissimo professionista e interprete della sua epoca, Traviata, Rigoletto e infine Otello su tutte.

D. Professoressa ancora una domanda. Ho letto del suo incontro professionale con
Fabrizio De Andrè. Cosa l’ha colpita dal punto di vista professionale?
R
. Conservo un bellissimo e stranissimo incontro con Fabrizio. Ancora oggi ne sono sorpresa. Il primo impatto è stato di assoluta empatia e credo mi abbia scelta proprio per il comune modo di vedere le cose, sincero e diretto. Quando mi hanno commissionato un concerto e ho iniziato a studiarlo, ho scoperto il suo pensiero apocalittico, molto definito pur nella contraddittorietà che lo rappresenta. Per esempio, la sua non scelta, il suo non definirsi sono diventate la mia capacità di scegliere e vivere diversamente. Ho capito che in lui c’era una grande umanità e un infinito amore per la figura femminile, facendo nascere in me qualcosa di speciale. Due canzoni alle quali mi sento molto vicina sono: La “Guerra di Piero”, che mi emoziona ogni volta che cantandola ne eseguo scena per scena e “Amore che vieni, amore che vai”, il perfetto circolo sferico vitale dell’amore nel suo ricevere, saper lasciare andare e accoglierne sempre il ritorno.